venerdì 19 settembre 2025
Trigesimo di don Silvano Seghi: Firenze si raccoglie in preghiera

A un mese dalla sua scomparsa, avvenuta lo scorso 20 agosto all'età di quasi 84 anni, la comunità di Firenze si prepara a ricordare con affetto e gratitudine don Silvano Seghi, sacerdote fiorentino che ha accompagnato con discrezione, dedizione e testimonianza di fede la vita di numerose persone.

Il trigesimo sarà celebrato con una Messa in suo suffragio sabato 20 settembre, alle ore 18, nella chiesa di San Michele a San Salvi che lo ha visto parroco per oltre trentacinque anni. Un momento di raccoglimento e memoria, ma anche un’occasione per rinnovare il ringraziamento al Signore per il dono del suo ministero, che ha lasciato un segno profondo nel cuore di chi lo ha incontrato.

Don Silvano è ricordato soprattutto per essere stato a Firenze il pioniere del movimento di Comunione e Liberazione al quale poi ha dedicato tutta la sua vita, insieme all'ufficio di parroco. Fu ordinato sacerdote per l'arcidiocesi fiorentina il 29 giugno 1966, festa dei Santi Pietro e Paolo, dopo aver studiato in seminario con don Gualtiero Bassetti, futuro cardinale e presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

I primi passi insieme al servo di Dio, don Luigi Giussani, il prete fiorentino li ha mossi in Gioventù Studentesca, animando dei gruppi di giovani prima a Castelfiorentino e poi ad Empoli. Soltanto quando divenne curato al Pignone, iniziò l'esperienza del movimento vero e proprio che è datato 1972. Da allora don Silvano è stato sempre l'anima della locale comunità.

Conosciuto per la sua umanità semplice e accogliente, negli anni è stato stimato non solo come pastore, ma anche come educatore e guida spirituale, capace di ascoltare e accompagnare con delicatezza, senza mai far mancare una parola di conforto e di speranza. Nel corso dei funerali, il vescovo Gherardo Gambelli ha parlato di lui come di “un testimone capace di scuotere e ridestare l'umano”.

La sua vicinanza alla gente, la disponibilità e lo stile discreto hanno reso la sua presenza un dono prezioso per la Chiesa di Firenze che gli ha tributato un caloroso omaggio con una partecipazione senza precedenti alle esequie che hanno visto la presenza di 2 cardinali, 5 vescovi, 40 sacerdoti e tantissimi fedeli, molti dei quali hanno seguito la cerimonia dal chiostro.

Ciò che rimarrà sono soprattutto le sue parole contenute nel testamento spirituale letto al termine della celebrazione da don Pierfrancesco Amati, uno dei “ragazzi” di don Silvano che poi gli è succeduto come parroco. Riportiamo il testo completo perché crediamo sia il modo migliore per onorare la sua memoria e ricordare la sua fede.

Consapevole di incamminarmi sempre più verso il destino cui ogni uomo è chiamato, mi abbandono completamente alla divina volontà e misericordia.

Anche se non è dato sapere ad alcuno né il giorno né l’ora, so con certezza che Colui che ho incontrato verrà, comparirà quando meno ce lo aspettiamo, all’improvviso come un “ladro nella notte”. Lo attendo non come uno che vie ne a scassinare e rubare, ma come Signore della gloria e Sposo che viene a salvare e a colmare di gioia i suoi amici che gli appartengono da sempre.

È con questa fiducia che mi accingo ad incontrarlo nella consapevolezza dei miei peccati e della mia infedeltà. So di non poter resistere, come Mosè che davanti al Roveto ardente si coprì il volto e si scalzò i sandali; come Simon Pietro che, dopo la prodigiosa pesca, esclamò: allontanati da me perché sono un peccatore”. Anch’io di fronte a Colui che viene, non posso che prostrarmi e gridare: misericordia Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore (preghiera del pellegrino russo).

La chiesa e la compagnia che Lui mi ha dato e che ho amato e servito come cristiano e sacerdote mi hanno insegnato a incontrarlo sempre nel perdono e nell’amore. Com’è bello ora trovarmi davanti a Lui che viene con il volto svelato come già Simone Pietro, Zaccheo, la Maddalena, Paolo, Agostino… tutti i Santi peccatori. I tanti amici che, in questo passo, mi hanno preceduto mi aiutano ora a sentire la dimora eterna come casa amicale e fraterna.

Con questa compagnia vado sicuro, certo del Suo perdono e della Sua misericordia.

La vera fraternità che si è andati vivendo qui sulla terra, si compie e si chiarisce definitivamente ora nel cielo.

A tutti quelli che lascio, fratelli nella fede, parenti, amici, io dico di amare sempre Gesù Cristo, di non abbandonarlo mai per nessuna cosa al mondo, niente vale al Suo confronto e la Sua grazia vale più della vita. Lui solo è la felicità e la gioia per cui il nostro cuore è stato fatto. Un’altra cosa vi dico: seguite sempre la Chiesa e la compagnia cristiana che il Signore vi ha dato: solo in essa è possibile credere e sperare, amare e sperimentare la sua promessa di centuplo e di vita eterna.

Ho vissuto sempre nella Chiesa, ho amato la Chiesa, voglio morire in piena comunione con la Chiesa, nella totale obbedienza al Santo Padre e al mio Vescovo.

Un pensiero di gratitudine e di filiale riconoscenza a coloro che hanno contribuito alla mia formazione umana, cristiana e sacerdotale: prima di tutto ai miei genitori tramite cui Dio mi ha chiamato alla vita. La mancata conoscenza del padre è stata compensata e completata dalla lunga compagnia di mia madre: quello che sono lo devo innanzitutto a lei, alla sua fede alla sua preghiera, al suo sacrificio e al suo amore per la Chiesa. Mia madre mi ha insegnato a seguire e ad obbedire.

Insieme a lei, ringrazio i miei Arcivescovi: il cardinale Elia Dalla Costa da cui ho ricevuto il sacramento della cresima; il cardinale Ermenegildo Florit che mi ha ordinato sacerdote; il grande padre e amico Cardinale Giovanni Benelli; il Cardinale Silvano Piovanelli che insieme al caro monsignor Enrico Bartoletti è stato il primo educatore nella vita del seminario.

A quanti volti, quanti nomi di sacerdoti e amici la mia vita è legata, a tutti il Signore dia la giusta ricompensa.

Un grazie di cuore e un abbraccio di figlio a monsignor Luigi Giussani che mi ha accolto, amato e guidato nella sua grande compagnia della Fraternità e del Movimento di Comunione e Liberazione. Da lui ho imparato nell’età adulta a riconoscere Cristo “via, verità e vita” e a comunicarlo ai giovani e agli uomini che ho incontrato nel mio cammino. Il carisma del movimento è stato per me, come ci disse Giovanni Paolo II il 12 settembre 1985 a Castel Gandolfo, “strumento privilegiato per una personale e sempre nuova adesione al Mistero di Cristo” e “forza persuasiva ed energia aggregativa” per l’edificazione del corpo ecclesiale. Ai tanti amici che ho incontrato nel comune cammino voglio fraternamente dire di seguire sempre colui che guida il Movimento e di non sottrarsi mai alla scoperta ed esperienza del carisma che ci ha affascinati e resi una cosa sola.

Ai miei cari figli e fratelli della Chiesa particolare affidatami dal vescovo, San Michele a San Salvi, lascio il cuore di un fratello e di un padre che ha cercato, nelle tante manchevolezze quotidiane, di donare una cosa sola: la gioia di essere cristiani e la bellezza che si sperimenta nell’appartenere a Gesù Cristo. Trovandomi a Vitorchiano presso il monastero delle suore Trappiste, accanto al corpo beato di Maria Gabriella dell’Unità, sono spinto a domandare “ut unum sint” e ad offrire la mia vita per l’unità della Chiesa, di tutta la Chiesa, ma soprattutto per la Chiesa che ho incontrato, la chiesa di Firenze e della grande, stupenda compagnia con cui ho cercato di servirla.

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1 Commenti
  • Renzo
    20/09/2025 16:11:02

    Grazie!

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