Sanità, il divario si allarga: più poveri e meno accesso alle cure
La povertà sanitaria in Italia continua a crescere e colpisce in modo sempre più duro le fasce più fragili della popolazione. È quanto emerge dal XII Rapporto sulla Povertà Sanitaria dell’Osservatorio OPSan di Banco Farmaceutico, che fotografa un Paese in cui i divari economici si traducono sempre più spesso in disuguaglianze di salute.
L’edizione 2024 del Rapporto — presentato stamani presso la sede di AIFA e arricchita tra gli altri da un contributo del vicepresidente della Corte Costituzionale, Luca Antonini — rappresenta uno strumento ormai imprescindibile per comprendere le difficoltà di accesso alle cure in Italia. Attraverso analisi sociologiche, statistiche ed epidemiologiche, il documento mette a fuoco non soltanto i bisogni sanitari, ma anche la necessità di garantire dignità e accompagnamento a chi non può permettersi l’acquisto di farmaci o prestazioni essenziali.
«I dati sulla povertà sanitaria ci restituiscono, anche quest’anno, un quadro preoccupante per migliaia di famiglie – ha dichiarato Sergio Daniotti (nella foto in alto), presidente della Fondazione Banco Farmaceutico ETS –. Banco Farmaceutico aiuta a curarsi chi non può permetterselo, praticando, grazie al sostegno e insieme a migliaia di volontari, farmacisti, aziende e cittadini, la gratuità. Ma una cura costituita da un’autentica attenzione alle esigenze e alla dignità di chi si trova in condizioni di povertà non può limitarsi alla pur necessaria risposta immediata al bisogno: deve comprenderlo in fondo, anche attraverso un lavoro di approfondimento culturale e scientifico. Perché più profonda è la conoscenza, più efficaci saranno le risposte».
Nel 2024 le famiglie in povertà assoluta sono 2,2 milioni, pari all’8,4% del totale: un dato in costante aumento rispetto al 2014 e mai rientrato dopo lo shock pandemico. La povertà relativa, indicatore delle disuguaglianze di reddito, raggiunge il 10,9%, segnalando un progressivo allargamento delle distanze sociali.
La spesa sanitaria privata continua a crescere: nel 2023 ha raggiunto i 45,8 miliardi di euro, di cui ben 40,6 miliardi di spesa “out of pocket”, direttamente a carico dei cittadini. Un dato che pesa soprattutto sui più poveri, costretti a concentrare le poche risorse disponibili sui farmaci (56% della loro spesa sanitaria complessiva), rinunciando spesso a visite specialistiche, cure odontoiatriche o esami diagnostici. Nelle famiglie non povere, la quota destinata ai farmaci scende invece al 40%.
La spesa farmaceutica privata, in particolare, registra un aumento costante: dal 2017 al 2023 è passata da 8 a oltre 10,6 miliardi di euro. Cresce così la “privatizzazione di fatto” dell’accesso ai medicinali, che accentua ulteriormente le disuguaglianze regionali: Liguria, Valle d’Aosta e Lazio registrano i divari maggiori di spesa tra ricchi e poveri, mentre nel Mezzogiorno si concentrano i livelli più alti di rinuncia alle cure, con punte superiori al 20% delle famiglie.
Parallelamente, aumenta la domanda di aiuto: nel 2025 le persone assistite dagli enti convenzionati con Banco Farmaceutico sono 501.922, l’8,4% in più rispetto all’anno precedente. Crescono soprattutto gli stranieri (+12,9%), che oggi rappresentano la maggioranza degli assistiti (53,4%), ma aumentano anche gli italiani in difficoltà sanitaria (+3,6%).
La rete degli enti del Terzo settore impegnati nel supporto alle persone in povertà sanitaria si amplia: nel 2025 sono 2.034, con una crescita significativa soprattutto nel Sud, dove i servizi si stanno rafforzando per rispondere a una domanda in aumento continuo.
Il Rapporto segnala infine la necessità urgente di un cambio di paradigma nella sanità territoriale: il modello prestazionale e frammentato degli ultimi decenni si mostra inadeguato a gestire la cronicità e le nuove povertà. Le Case di Comunità, previste dal DM 77 e finanziate dal PNRR, potrebbero rappresentare la svolta, ma a oggi solo il 38% delle strutture progettate ha almeno un servizio attivo e appena il 2,7% risponde pienamente agli standard previsti.
L’Italia, conclude il dossier, sta scivolando verso un sistema sanitario sempre meno equo: senza un rafforzamento della medicina territoriale, delle politiche redistributive e della rete sociale, il rischio è che la povertà economica continui a tradursi in povertà di salute.