
Emanuele è risceso dal balcone: “E’ il momento della responsabilità”
E' una campagna elettorale strana quella che stiamo vivendo in Toscana in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 ottobre prossimi. Nessuna traccia di manifesti per strada o di comizi pubblici. Di candidati a giro per i collegi neppure l'ombra. Nessuna caccia all'ultima preferenza o all'ultimo voto. Per conoscere qualche idea programmatica bisogna aprire i giornali mentre gli appassionati degli slogan urlati o dell'ultima polemica pullulano sui social.
Benvenuti nell’era della politica 3.0 dove i partiti sono scomparsi dalla scena pubblica, sostituiti dai leader di turno che occupano tutto lo spazio. Per fortuna non è tutto così e noi ci siamo divertiti ad andare a scovare qualche candidato che ancora oggi percorre le strade distribuendo volantini e santini, parla con le persone, fissa appuntamenti, sta sulle cose concrete pur non disdegnando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie.
Uno di questi ci è sembrato Emanuele Roselli, candidato al Consiglio Regionale nel collegio Firenze 1 per la lista di Forza Italia. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo da vicino e la prima impressione che abbiamo avuto, utilizzando una fortunata espressione di Papa Francesco, è che Emanuele non guarda la vita affacciato al balcone ma ha preso sul serio la sua libertà e la sua responsabilità impegnandosi in prima persona e mettendoci la faccia.
Nell’ora che abbiamo passato insieme in un bar cittadino, abbiamo parlato di tutto: dalla sua famiglia al lavoro, dai suoi trascorsi politici alle questioni di attualità, dalle sue letture ai suoi hobby; segno che la sua vita è unita e non è attaccata all’esito ma si gioca tutta nel tentativo di rispondere alla realtà che lo chiama.
Partiamo col dire che Emanuele ha 47 anni ed è sposato con Lorenza dal 2007, da cui ha avuto due figli, Anna e Matteo, di 16 e 14 anni. È fiorentino doc e lavora nell'ambito delle risorse umane oltre ad avere una attività tutta sua nel mondo dell'e-commerce. Non è nuovo nel mondo della politica nel senso che è già stato consigliere comunale ai tempi di Renzi sindaco ed ha svolto attività di partito nel Popolo delle Libertà.
Mentre aspettiamo il caffè al tavolo, ci racconta che si è appassionato alla politica sin da bambino grazie al nonno Giocondo che in casa, soprattutto a tavola, parlava sempre di storia locale, essendo stato anche presidente dell'Azione Cattolica di Grassina. Una passione che poi è sfociata nella scelta della facoltà di scienze politiche all’università. In questo contesto, Emanuele si è impegnato sin da subito nella rappresentanza studentesca con l'esperienza di Lista Aperta. È stato dapprima eletto nel Consiglio d’Amministrazione dell’università e successivamente nel Consiglio Nazionale degli Studenti quando ministro era Letizia Moratti.
Era l’unico candidato fiorentino di tutto l’ateneo. Conserva un ricordo indelebile di quella campagna elettorale dove i suoi amici si inventarono un primo volantino con la domanda “Roselli dove sei?” e un secondo con una sua foto e la scritta “Trovato”. Raccolse oltre 1900 preferenze. Un bottino di voti che gli tornò utile quando nel 2009 si presentò candidato consigliere per il PdL conquistando uno scranno nel Salone del Duecento nelle fila della minoranza consiliare.
Anche questa fu per lui una bella avventura, conclusasi però malamente a causa della chiusura anticipata della consiliatura per via delle dimissioni di Renzi, diventato poi capo del Governo, e la fine del PdL, seppure con un proseguo nel Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Successivamente Emanuele ha deciso di dedicarsi al lavoro, alla famiglia e a suo padre che nel frattempo si era ammalato.
“La disgregazione del centrodestra non mi faceva sentire a mio agio in quel momento. E siccome per me la politica non è mai stato un mestiere ma un servizio e una passione che deve essere coerente con i propri ideali ho deciso di fare un passo indietro. Sapendo che la politica non coincide con le istituzioni ma con ciò che si fa. Nel frattempo, erano nate tante amicizie e relazioni che sono andate avanti. Da ciò è venuta fuori la possibilità di un nuovo impegno in prima persona per fare qualcosa a servizio della propria comunità e del territorio”.
Emanuele è entrato in Forza Italia presentato pubblicamente in pompa magna perché, inutile nasconderlo, è uno dei candidati di punta nella lista cittadina. Lui si schermisce: “Il collegio è ampio, siamo in una regione tradizionalmente rossa”, però poi aggiunge che è una situazione più sfidante ma non impossibile perché i sondaggi registrano un recupero significativo per il centrodestra.
Il suo valore aggiunto è la fede. Si definisce un cattolico impegnato in politica. Per lui si tratta di un punto identitario. “Ho visto tanta gente che si è impegnata in politica per cambiare le cose e poi alla fine è stata la politica che ha cambiato loro. È vero che la politica è l'arte del compromesso ma non ci può essere compromesso sui propri principi. La testimonianza di quel consigliere sardo (Lorenzo Cozzolino, ndr) è stata quella di una persona che è unita nella sua azione politica come uomo e come credente. Dispiace invece che in Toscana non ci siamo stati altrettanti esempi tra le fila della maggioranza in occasione della legge sul suicidio assistito”.
La vita è unita, ci dice Emanuele. “Una grande verità ma anche una grande sfida innanzitutto per me stesso e quindi è ancora più decisivo chiedersi cosa mi rende di più me stesso. In un certo senso, la candidatura è una nuova occasione di conversione per me”; e poi questa concezione della politica è anche un metodo di lavoro. “I politici non devono essere dei tuttologi: ciò che salva il lavoro del politico è rendersi conto che la sua prima responsabilità è mantenere una relazione con chi è impegnato nei vari settori in cui vive e tenta di costruire qualcosa, facendo sintesi tra interessi magari differenti. La sfida è trovare equilibri.
Passiamo alla campagna elettorale e al suo bilancio di queste prime settimane di impegno pancia a terra. “Sto vedendo che c'è una nuova fase della politica. Siamo passati dalla contestazione della casta, ad una diffusa indifferenza. Infatti, credo che anche questa volta il partito più forte sarà quello dell'astensione. Perciò il primo obbiettivo che mi sono posto è cercare di riavvicinare la politica alla gente, perché non è una cosa da addetti ai lavori ma significa prendersi una responsabilità, dare un contributo”.
Per Emanuele al centro delle politiche regionali deve tornare la persona. Come si fa? Adottando il principio della sussidiarietà che deve diventare un vero e proprio criterio di lavoro. “La governance non deve calare dall'alto una soluzione ma deve essere capace di riconoscere e valorizzare chi è già impegnato nei settori in cui si vuole intervenire”. E aggiunge: “La differenza tra gli schieramenti non è solo politica, ma anche culturale: parlando di “bene comune”, ad esempio: è uno slogan che molti ripetono, ma che spesso e volentieri è stato svuotato del suo valore. Anzi, viene utilizzato come pretesto per una nuova forma di statalismo dove c’è qualcun altro che ti dice qual è il bene per te e in nome del quale anche la persona e la sua libertà possono essere sacrificati.”
Proprio per questo, prima di salutarci, perché Emanuele è in partenza per Viterbo, ci tiene a sottolineare che “la prima emergenza per la politica è la difesa della libertà della persona e del contesto in cui essa rimane tale, ossia la famiglia”. E qui aggancia il discorso dell’educazione parlando anche del bonus asili nido studiato dalla giunta Giani. “L’esito positivo di questa misura è il sostegno economico alla famiglia. Ma il rischio però è quello di una deresponsabilizzazione della famiglia rispetto al servizio che viene offerto: non contribuendo in alcun modo, nemmeno con 10 euro, più difficilmente sei in grado a cogliere il vero valore di una scelta. Di contro c'è il rischio di peggiorare l'offerta educativa. Questo perché dal momento che non hai più il problema di far quadrare i conti rischi di smettere di crescere come qualità della proposta. Alla fine, è la Regione il tuo cliente, non più la famiglia. La strada potrebbe essere quella del voucher che adottò Formigoni in Lombardia. Ciò significherebbe dare un sostegno economico ma anche alimentare dinamiche virtuose per tutti i soggetti coinvolti: famiglie e gestori”.
Per il resto, rimandiamo al volantino che Emanuele ha scritto e che è facilmente reperibile sui suoi canali social. È una sorta di manifesto elettorale dove vengono evidenziati problemi e opportunità della Toscana, provando ad immaginare una alternativa politica che non c’è mai stata. “Con il voto di ottobre – si legge – abbiamo davvero la possibilità di cambiare le cose, di fare qualcosa di importante per il futuro della nostra regione, aprendo finalmente scenari nuovi per noi e per le nostre famiglie”.
Ricordiamo infine che le elezioni si terranno domenica 12 e lunedì 13 ottobre. Domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Per votare serve un documento d’identità valido e la tessera elettorale.