mercoledì 27 gennaio 2021
In difesa dei vaccini e della libertà di espressione

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata dalle polemiche che hanno travolto un sacerdote per alcune frasi pronunciate dall'altare a proposito dei vaccini, tema tornato d'attualità in questi tempi difficili di emergenza pandemica. Il caso del “prete no-vax” ha valicato immediatamente le porte della chiesa per invadere la piazza mediatica e social, con la inevitabile rissa tra le opposte tifoserie. Un po' troppo se pensiamo che stiamo parlando di una frase improvvida quanto volete, pronunciata male e interpretata peggio, che però ha portato a galla uno spaccato del dibattito pubblico intento a censurare la libertà di espressione quando si parla di vaccini. Purtroppo, sono tempi duri per gli anticonformisti, i difensori del pensiero libero e del politicamente scorretto.

Il sacerdote in questione è don Francesco Collarile della Diocesi di Benevento, parroco di Sant'Arcangelo Trimonte, il più piccolo centro della provincia sannita. Sabato scorso gli è toccato sostituire il suo collega don Enrico Iuliano della vicina comunità di Paduli. Nel mirino è finito un passaggio della sua omelia, tenuta nel corso della messa prefestiva. “Voi pensate che chi sta inventando i vaccini – ha ammonito i presenti – lo fa per il vostro bene e credete ancora di più che, dopo aver iniettato quel poco di porcheria, fatta anche con i feti, gli aborti, non potete più morire. Eppure, ed è realtà, è sui giornali, un uomo, nonostante il vaccino il giorno prima, è morto d'infarto. Pensava che si era salvato, il giorno dopo lo hanno messo nella bara”.

L'invettiva di don Francesco non è rimasta confinata nel perimetro parrocchiale perché la celebrazione, per via delle restrizioni Covid, era trasmessa anche via web e quindi è finita in rete per andare in pasto ai social e alla stampa che, anche giustamente, non si sono lasciati sfuggire l'occasione di andare all'assalto del capro espiatorio di turno. Com'era abbastanza prevedibile, il video è diventato virale in poche ore, suscitando l'attenzione, a volte morbosa ed eccessiva, delle testate locali e nazionali. Addirittura a Paduli sono arrivate le telecamere de “La vita in diretta” di Rai 1 per intervistare i cittadini, tra contrari e favorevoli alla contestata predica.

Il contesto nel quale il prete beneventano ha pronunciato il passaggio incriminato non è stato minimamente preso in considerazione. Non si vuole qui negare l'inopportunità della frase di don Francesco il quale, tra l'altro, ha già chiarito e si è scusato utilizzando i suoi canali social. Piuttosto colpisce che nessuno abbia speso parole in sua difesa. Assente la Curia che si è trincerata dietro un proverbiale silenzio, nonostante il suo responsabile, l'arcivescovo Felice Accrocca, intervenga spesso anche su tematiche non ecclesiali. In questo caso, però, ha deciso di abbandonare la sua loquacità nonostante un suo presbitero fosse finito nel tritacarne. Scontata invece la posizione del sindaco Domenico Vessichelli che si è esercitato in una inutile quanto rituale difesa d'ufficio della sua comunità, preoccupato soltanto dei possibili danni d'immagine che la notizia avrebbe potuto comportare per il suo paese. Ancora peggio il parroco che, invece, di schierarsi con il suo sostituto (evidentemente la gratitudine è merce rara anche tra gli uomini di Chiesa), si è affrettato a precisare che le parole del confratello erano frutto di una posizione personale.

Più utile, a nostro giudizio, sarebbe stato gettare acqua sul fuoco, ridimensionare il caso e soprattutto chiarire la linea ufficiale della Chiesa sui vaccini e, da parte degli amministratori comunali, chiedere conto al Governo e agli organi competenti il rispetto delle tempistiche e delle procedure per il piano vaccinale che stenta a decollare. Si è scelta, invece, la strada dello scaricabarile, dell'isolamento, della censura.

Don Francesco non è uno sprovveduto come qualcuno vorrebbe far credere. Ha esperienza pastorale, è sacerdote dal 2000, a cui ha aggiunto l'esperienza nel campo delle comunicazioni visto che si è occupato della tv diocesana Telesperanza ed è tra i collaboratori di LabTv. Conosce quindi il potere della parola ma uno scivolone, una leggerezza, una frase fuori posto può capitare a tutti. A tutti ma non a lui che ha toccato il sancta sanctorum dei vaccini sui quali sembra non si possano nutrire dubbi o porre domande.

In questo rumore di fondo si rischia di perdere l'orientamento, come ha giustamente sottolineato il cardinale Gualtiero Bassetti nella sua introduzione alla sessione invernale del Consiglio Permanente dei vescovi italiani. Il dovere di ogni cristiano è quello di informarsi compiutamente, distinguendo tra ricerca scientifica e opinioni, e poi di agire con responsabilità sapendo che il comportamento dei singoli influisce sulla comunità. I vaccini, quindi, sono un atto di protezione individuale in grado di diventare uno strumento di protezione collettiva.

Questo è il succo del discorso con il quale lo stesso don Francesco si è dichiarato d'accordo. Il resto è da catalogare nell'archivio delle opinioni che non possono e non devono essere messe alla gogna ma ricondotte in una civile e democratica discussione che, uno Stato liberale come il nostro, deve contemplare anche le posizioni più scomode, seppur pronunciate da un pulpito.

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